lunedì 18 marzo 2024

da cassetto del tipografo a...bacheca

Eccole qua, oggi vi presento le mie due bacheche ricavate da cassetti da tipografo.

 


La trovata non è certo nuova, sono anni  infatti che circola sul web quest'idea sul riuso di questo tipo di cassetti e se fate una ricerca sul tema, vedrete come ci si possa davvero sbizzarrire....

Sì, è vero, di bacheche se ne sono viste in tutte le salse, alcune molto belle, eppure non per questo il cassetto del tipografo ha perso il suo potere di attrazione e ancora oggi tale oggetto del passato continua ad affascinarci per quello che evoca e per  come può essere trasformato in altro. Se volete, andate qui a leggere il racconto di un'esperienza sul campo.


la mia bacheca natura

 

Il primo cassetto lo comprai, nel periodo in cui andai ad abitare nel mio bilo, a un piccolo e interessante mercatino dell'usato all'aperto. Dato che era ben conservato, mi era bastato solo pulirlo per bene, dare una leggera scartavetrata e una passata di mordente per ravvivare il colore originale.

 



Dopo di che era già pronto per  esporre la mia raccolta naturale, per me preziosa, di sabbie, sassi, conchiglie (ancora non c'erano restrizioni, ma anche allora non ho mai saccheggiato l'ambiente). L'avevate già vista in qualche foto scattata nel mio vecchio appartamento e in particolare ne avevo parlato pure qui quindi non mi ripeterò. 

Dico solo che là appesa sopra il divano e a cui si era aggiunto dopo una decina di anni il nostro primo tappeto-arazzo, faceva la sua figura, ora invece in questa casa ho dovuto per forza relegare la bacheca in un muro laterale, come vedete in foto, e in quella posizione non mi dà più lo stesso impatto piacevole alla vista, 

 


 è diventato un elemento secondario su cui il mio occhio si posa meno...anzi diciamo pure che è a portata di torcicollo...

 

 

Dovendosi adattare a spazi completamente diversi, capita che alcune cose vengano messe maggiormente in risalto e altre meno.

 

la mia bacheca dei giochini

 

Se quella a tema natura è stata purtroppo un po' sacrificata, la seconda però ha ricevuto un posto d'onore. Ve la faccio vedere nella parete in parte ancora vuota...la parete intendo.

Ma partiamo dal cassetto: dato che il primo  acquistato mi era piaciuto tanto, quando ne ho avuta l'occasione (nebbia totale sul quando e il dove) ne avevo comprato un secondo sempre con l'idea di utilizzarlo come bacheca.

Il cassetto era però in condizioni molto peggiori dell'altro e il restauro si è rivelato più difficile, perché i vari scompartini erano foderati di carta appiccicata sul fondo e per staccarla ho dovuto penare non poco così l'avevo abbandonato in solaio dai miei. 

Solo quando sono tornata ad abitare qui con la voglia di rimettere mano anche a cose lasciate in sospeso (ricorderete ad esempio  i ricami delle casette o il puzzle che ho fatto incorniciare) sono andata a riprendere quel lavoraccio. Bene o male a staccare la carta ci sono riuscita 

 


 e in seguito dato che il legno era brutto e alquanto rovinato ho pensato di dipingerlo di verde salvia. Eh sì, ho ripreso lo stesso colore del mobiletto per non fare una stanza arlecchino... 

 


 

Prima di passarvi la cera protettiva, ho poi accentuato quell'aspetto invecchiato che già aveva, sfregando la carta vetrata qua e là e ho sistemato della carta a fantasia sul verde in ordine sparso dentro ad alcune rientranze. Lo vedete qui sotto poco dopo averlo terminato.

 


 

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In questa bacheca han trovato riparo tutte quelle cosine piccole e simpatiche che mi ritrovavo in giro per casa e che mi dispiaceva buttare. 

 


"Ciaffi" (come li chiama una mia amica) come le arcinote sorpresine degli ovetti Kinder (contenuto secondo me superiore all'involucro commestibile...): nanetti, elefanti, coccodrilli, leoni e altri personaggi. Bamboccini che ho scovato nella cesta dei giochi dei miei nipoti di quando da piccoli venivano qui a casa dei nonni.



Accanto a queste collezioni, di cui per motivi di spazio ho dovuto scegliere solo una parte, ecco una fila di anatrine e una maialina rosa in terracotta da appendere che ho fin da bambina, probabilmente un regalo.

 

 

E poi ancora... macchinine di quelle piccole piccole che si portano dietro in una tasca,

 


 

un simpatico Bart Simpson sullo skateboard, un coniglietto, un orsetto e amici di plastica miei da una vita  e altri giocattolini tra cui spicca un piccolissimo omino det tè che a me piace un sacco con quella testa a forma di tazza.

 


E poi qui è venuta ad abitare una bella coppietta spagnola in terracotta. Regalatami forse da qualcuno che era stato in vacanza in Spagna?


 

Le due coriste-musiciste invece devo invece averle comprate assieme ai miei in uno di quei meravigliosi negozi strapieni di oggettistica in legno in cui da bambina lasciavo sempre gli occhi...Succedeva quando andavamo in vacanza sulle Dolomiti.



Tutt'altro materiale, penso vetro di Murano ma non ne sono affatto sicura, per la famigliola di cerbiatti


 

e quella di gattini. Quand'ero bambina questi soprammobili stavano in una vetrinetta della sala accanto ad altre statuine e ai bicchieri di cristallo e io spesso aprivo quello sportello per tirarli fuori e giocarci. Facevo attenzione a trattarli con cura, ci giocavo sulla poltrona o sul tappeto, ma devo dire che erano abbastanza resistenti.


Ed eccoci arrivati alla fine di questa lunga descrizione della mia bacheca verde, spero di non avervi annoiato troppo e di aver risvegliato in voi qualche ricordo di quando eravate piccoli o lo erano i vostri figli o nipoti.

Metto giusto l'ultima foto per farvi vedere la parete in cui l'ho sistemata che è poi quella di fronte al mobiletto verde. Parete ancora in parte da ultimare con altri inserimenti che ancora non so quali saranno di preciso.

 


Cosa dite, troppo infantile la scelta di riempire questa seconda bacheca con dei giochini? Sì, può essere (faccio domande e mi rispondo tutto da sola :-D), ma a me piace circondarmi ancora adesso di qualcosa che mi agganci al gioco...una mia passione da sempre.

Un giocoso saluto a voi amiche e amici!



lunedì 11 marzo 2024

Holly Hobbie: schemi a punto croce

Chi si ricorda delle Holly Hobbie? Quelle figure femminili nei loro deliziosi abiti folk patchwork con in testa delle morbide cuffiette in stile La casa nella prateria imperversavano su diari, quaderni, biglietti e altro ancora. Erano state ideate da un'artista americana che ha dato loro il nome: Denise Holly Ulinskas. Se volete leggere qualcosa su questa illustratrice, potete andare qui.

Anch'io posseggo le mie Holly Hobbie, sono queste due bambole di stoffa che ho fin da ragazzina e che ho intenzione di tenere pur se dimostrano la loro età e pure se la mia d'età non è più quella delle bambole!

 


Rimanendo in tema, nel mio raccoglitore ho trovato alcuni schemi (vecchi allegati di Rakam) per poterle ricamare a punto croce che metto volentieri a disposizione di tutte/i le interessate sperando non siano protetti da copyright visto che sono ormai datati. In caso contrario segnalatemelo che provvederò a toglierli.

Dato che ho voluto lasciare le immagini degli schemi più grandi del mio solito in modo che possiate consultarle meglio, potreste avere qualche difficoltà a caricarle...mi auguro di no.

 

 HOLLY HOBBIE 

schemi per il punto croce

 

Eccoci qua in questo romantico mondo campestre, ci entriamo assieme alle due bambine che sostengono un cesto di fiori...

 


 

e proseguiamo incontrando altre bambine carine...tenete d'occhio in particolare le due con cuffietta rosa e azzurra, poi capirete perché. Tenerissimi anche gli orsetti, vero?



 

Ecco un'altra Holly Hobbie vestita in rosa attorniata da altre bamboline. Guardate, quelle in basso non vi fanno venire in mente quelle intagliate nella carta?

 


 

E poi altre ancora (notate che in questo foglio c'è la prima parte della fila di bambine per mano) tra le quali si è intrufolata anche Pippi Calzelunghe!

 


 P.s. mi dispiace che in qualche punto i fogli siano stati strappati male, dovrete lavorare un po' di fantasia per ricostruire le parti mancanti.

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Questi sono i miei due ricamini realizzati seguendo due degli schemi che vi ho fatto notare sopra. 

 


Molto tempo fa li avevo già mostrati sul mio blog e come si vede sono ancora lì da incorniciare...dai, che forse è la volta buona!

sabato 9 marzo 2024

l'8 marzo e tutti gli altri giorni

 

un mio collage elaborato digitalmente 

In ritardo per l'8 marzo, ma non per tutti gli altri giorni dell'anno in cui andrebbe festeggiata, dedico questa giornata alle donne che lottano per la loro indipendenza, alle donne che con coraggio sanno conquistarsi la loro irrinunciabile libertà. A chi nonostante le ferite riesce a guardare lontano e a credere nel futuro. Alle donne che sanno spezzare le abitudini insane e quella mentalità retrograda che ancora vorrebbe relegarle in un angolo.

Questo 8 marzo, e tutti gli altri giorni dell'anno, lo dedico a quelle donne che da sole o assieme ai loro compagni/e sanno crescere i loro figli, maschi e femmine, nel rispetto e nella gentilezza. Che li sanno educare all'introspezione e al pensiero critico. Che sanno sostenerli nell'espressione delle loro emozioni e nell'elaborazione di quei rifiuti, perdite e sconfitte che incontreranno sulla strada della vita.

Un augurio di cuore!


martedì 5 marzo 2024

amo i puzzle

Sì lo confesso, i puzzle li amo immensamente. Non incondizionatamente nel senso che mi piace molto di più fare quelli che rientrano nei miei gusti, ma mi è capitato anche, in diverse occasioni, di applicarmi volentieri a qualcuno che ad esempio personalmente non avrei scelto. 

I puzzle per me sono un passatempo divertente e appassionante, adatto a qualunque età. E mi piace, una volta completati, incorniciarli e appenderli in casa. Beh, non saranno proprio delle opere d'arte, ma a me piace guardare il frutto del mio paziente lavoro.

Seguitemi quindi per un mini tour a casa mia che vi faccio vedere i miei!

 

I PUZZLE DI CASA MIA 


Iniziamo con i due puzzle che riproducono opere di Escher, un artista che come ho detto altre volte, mi affascina tantissimo. Li avevate già visti nel bagno del mio ex bilo dove si sposavano bene con le piastrelline bianche e nere a scacchi, pure qui li ho voluti appendere nello stesso ambiente e anche se bagno e piastrelle sono assai diversi, non ci stanno malaccio.

 


 

Entriamo quindi nella camera da letto, ancora abbastanza spoglia, dove però non poteva mancare alla parete Il bacio di Klimt, altro artista che mi avvolge tra le sue spire dorate.

 


 

Ci spostiamo adesso in cucina e proprio lì, sopra alla mensola d'acciaio che vi avevo mostrato qui appena trasferitami in questa casa, da poco di puzzle ce n'è un altro. Avete riconosciuto l'immagine riprodotta? E' la famosissima Lunch atop a skyscraper, una foto del 1932 scattata su un edificio allora in costruzione: il Rockefeller center. Uno scatto finalizzato probabilmente a pubblicizzare il nuovo grattacielo in questione, ma gli operai non erano comparse (e bè non penso ce ne sarebbero stati molti a prestarsi!), bensì le persone che vi stavano lavorando, erano "vere" insomma e vere pure le travi su cui con nonchalance si accomodavano per consumare il pranzo ed anche per stendersi a riposare come si vede in altri scatti... bbbrrr che brividi!

Riguardo a questa foto sorprendente (che stimola riflessioni riguardo alla sicurezza sul lavoro) ho trovato alcune notizie che se vi va potete leggere qui.


 

Mi allargo un po' dicendo che questo grande puzzle giaceva bell'e finito in un cassetto da tanto, tanto tempo...ero una ragazza e abitavo ancora in questa casa coi miei quando lo iniziai sparpagliandone sul tavolo basso della mansarda tutti i pezzi. Principalmente mi ci dedicavo da sola  ma occasionalmente anche col mio primo nipote e o le amiche di passaggio. Certo il puzzle è un gioco solitario sì, ma se le tessere si cercano assieme tra una chiacchiera e l'altra, il tempo passa meglio e ci si diverte anche di più mentre intanto il puzzle prende forma. Anche mia mamma quando andava di sopra dove c'è la lavanderia, a volte passando da lì davanti scovava qualche tesserina da aggiungere, poi me lo diceva orgogliosa...un bel ricordo inghiottito dal tempo.  

Una volta terminato era stato però abbandonato, non so perché, in quel cassetto sotto al lettino, finché, ritornando qui, l'ho trovato e ho deciso di farlo finalmente incorniciare.

 

 

Riemergo dal passato e seguendo le tracce dei puzzle, in  sala eccone uno mini mini su un ripiano della libreria. Si tratta sempre di un Klimt, un particolare dell'opera Judith, e devo averlo comprato se non sbaglio ad una mostra di due anni fa vista a Piacenza assieme a delle amiche.


 

Infine un mio acquisto recentissimo: un puzzle, a tema pesci, vintage come me...Beh, per ora vi faccio vedere solo la scatola, perchè è ancora da iniziare,  basta solo liberare il tavolo in mansarda...cosa ci vorrà mai?!😄



E' stato interessante per me scoprire qualcosa del fondatore della Cavallini & Co, Brad L.Parberry, e di come l'Italia sia stata fonte di ispirazione per il suo lavoro. Se siete curiosi, andate a leggere qui l'intervista in inglese.


 

PUZZLEPUZZLEPUZZLEPUZZLE

 

Chiudo il capitolo puzzle con un altro dolce ricordo, una foto dei primi anni '90 del periodo ludoteca: due ragazzini impegnati a trovare i pezzi di un puzzle che avevamo sistemato su un tavolone a disposizione di tutti. Un puzzle a cui ognuno poteva contribuire aggiungendo una, due, tre...tutte le tessere che voleva. Un intenso lavoro di gruppo per un puzzle quasi impossibile...no, non proprio, però con un grado di difficoltà piuttosto alto in quanto doveva essere fatto senza alcuna immagine di riferimento, non si sapeva di preciso cosa sarebbe apparso!

Una volta che il quadro fosse stato completato o già durante la sua esecuzione, si tentava di trovare, attraverso gli indizi che di mano in mano comparivano, la soluzione del racconto giallo scritto sulla scatola del gioco.  

Li avete mai visti questi originali puzzle? Si trattava dei mitici i gialli Clementoni, non più in commercio da anni, se non tra i giochi usati che potete trovare in vendita su internet.



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Se volete infine scoprire (ed anche realizzare) altri tipi di puzzle o rompicapo e stupirvi col risvolto divertente della matematica, vi consiglio di andare a leggere questo post di MammaConta - All'origine... il cuore!


lunedì 26 febbraio 2024

Liquidambar

È vero, siamo già verso fine febbraio e questo post giaceva nelle bozze dai primi del mese, ma dato che mi va di pubblicarlo lo stesso, facciamo finta che...

 

Febbraio è da poco iniziato, quindi come al solito ho girato la pagina del mese passato e vi ho trovato questa nuova immagine, bella come lo sono sempre le illustrazioni di Alfonso Goi e come lo erano quelli dei disegnatori precedenti.

 

 

calendario dell'Erbolario

Sono molti anni che non posso più fare a meno di questi calendari che mi regalano in erboristeria: ogni pagina, per me che amo tanto la natura, è una gioia per gli occhi. E c'è sempre tanto da imparare.

 



In questo disegno mi hanno colpito particolarmente questi: i frutti del Liquidambar.  

 


 

Il liquidambar...bel nome, vero? Un albero, con foglie simili a quelle dell'acero, con un nome evocativo che significa "ambra liquida" per via della resina aromatica che sgorga dal tronco se lo si incide.


Ricordate quand'è stata la prima volta in cui la vostra attenzione è stata attirata da queste strane palline irte di punte? O non le avete mai viste?

 

 


 

Maurizio schiarisce la sua e la mia memoria raccontando che  è successo quando eravamo, più di dieci, quindici anni fa, dalle parti di Imola per un corso di balli popolari. Tornando alla macchina, parcheggiata in un viale alberato, avevamo notato per terra quelle strane "pigne". 

 

 

frutto del Liquidambar

 

Così particolari che io, amante del Biedermeier (se siete su Pinterest, potete cliccare qui per farvi un'idea di questa tecnica), allora anche più di adesso, ne ho raccolta una e osservandola con curiosità, ho pensato che poteva essere un originale elemento naturale da utilizzare per una creazione, magari come fulcro di un bel mazzolino.

Le mie "palline" però stanno da anni dentro a questa scatola assieme a delle pigne: credo si tratti ancora di quelle poche raccolte nel lontano weekend di danze.

 

 
Nutro però la speranza di potermene un giorno servire per creare qualcosa di carino. Anche una bella ghirlanda fatta solamente di questi frutti legnosi non sarebbe male...devo solo rimpinguare la mia scorta!

venerdì 9 febbraio 2024

come incorniciare i ricami a punto croce

Una volta avevo una corniciaia che non era solo una corniciaia, dato che vendeva poster, puzzle, locandine e altro. Della corniciaia, che lavorava in coppia col marito, sono rimaste solo queste insegne...io mi illudo che un giorno, come per magia, quell'insegna venga rinfrescata e il negozio riprenda vita, ma non credo proprio sarà così. 

 


Una sera, non tanto tempo fa quindi ormai diversi anni dopo che avevano chiuso, incontrandola per caso in un locale le ho detto d'impulso il mio dispiacere che avessero smesso l'attività, ma la cosa naturalmente è finita lì, non eravamo abbastanza in confidenza per ampliare il discorso.

Quante cose, a cavallo tra gli anni ottanta e duemila, ho fatto incorniciare da loro! Cose che individuo a colpo d'occhio e, se mai avessi qualche dubbio, me lo conferma il nome stampigliato sul retro: piccoli particolari preziosi. 

Lei e il marito erano bravi, ci mettevano cura e passione. Sapevano consigliarti bene e realizzavano il lavoro in modo da valorizzare l'oggetto, avevano inoltre una buona scelta di cornici e pure questo non è cosa scontata. 

Dopo di loro non ho più trovato un corniciaio che mi piacesse in quel modo, così ho vagato da uno all'altro non troppo convinta. 

Ciò che mi è risultato più difficile trovare è stato soprattutto qualcuno che sapesse incorniciare bene i miei ricami.

Per quelli su canovaccio la cosa è, relativamente, più semplice perché basta fare una robusta cornice a cui fissare con chiodini o altro il ricamo, per poi scegliere la cornice col giusto spessore. Tutto sta comunque nel tirare il canovaccio in modo che risulti dritto e teso. Come sa chi ha provato il mezzo punto, tutti i pannelli ricamati pendono da una parte (forse non succede se lavorati su telaio, ma non posso saperlo perché non lo uso) quindi prima di farli incorniciare, è bene metterli in forma. Spero ne conosciate la tecnica, nel caso vi interessi un giorno ve la spiego.

Per i ricami a punto croce le cose si fanno da un certo punto di vista,  leggermente più complicate...ma premetto che sono piuttosto pignola, dev'essere per questo motivo che le casette, ricamate nel lontano 2005/ 2006 erano ancora lì da incorniciare!

Ora che venendo ad abitare qui, ho dovuto ripensare totalmente a come e cosa appendere alle pareti, riandando a pescare quadri e arazzi dimenticati, mi era venuta voglia di mettere finalmente la cornice a quella serie di casette ricamate, una mia creazione dal disegno dello schema fino alla sua realizzazione, di cui avevo parlato in questo post.

Informandomi presso un negozio, ho capito però che i miei ricami, dato che li avevo ben stirati e apprettati, sarebbero stati semplicemente posati sul cartone per poi incorniciarli. 

Io, che in passato ero stata abituata con Clò che invece li tendeva bene, ho arricciato il naso... e ho proposto di prendermi la briga personalmente della prima fase del lavoro cioè di tirarli come volevo io sul cartone per poi portarli da loro a terminare il tutto.

E così ho fatto. Cercando di essere chiara nella spiegazione, vi dico come abbiamo proceduto io e Maurizio in questa fase, augurandomi sia utile a qualcun'altra/o pignola almeno quanto me!


come incorniciare i ricami a punto croce

 

In un mio manuale, Il libro dei lavori femminili di Rakam, avevo trovato questa spiegazione che condivido con voi, in cui viene illustrato il modo in cui si deve tendere il ricamo su una tavoletta di legno usando ago e filo.

 


 

Questo sarebbe stato probabilmente il metodo migliore, ma ho preferito sperimentarne uno mio, che tenesse comunque conto di non rovinare il ricamo, caso mai si volesse un giorno cambiare cornice. Un metodo più semplice e veloce, finora solo pensato, che ricalcasse grosso modo quello adottato dall'ex corniciaia e che mi aveva accennato, a grandissime linee, una vita fa. Chissà poi com'era realmente...

 

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Occorrente: cartone bianco spesso circa 3 millimetri , riga squadra e matita, un taglierino, scotch biadesivo sottile, scotch di carta e logicamente il ricamo da incorniciare 

 

 Premessa: naturalmente i ricami in partenza non devono avere nessuna piega ed essere un po' sostenuti, quindi dopo averli spruzzati molto leggermente con acqua e amido, si stirano a rovescio o da dritto senza schiacciarli e proteggendoli con un panno.  Se serve, si possono utilizzare anche degli spilli per tenerli tesi sull'asse mentre si stirano.

1) Si prendono ora le misure, lunghezza e altezza, della parte occupata dal ricamo o precisamente di ciò che vogliamo mettere in mostra (potrebbe essere compresa anche una parte di bordo non ricamato tutt'attorno). 

A queste misure, dovremo aggiungere quello della battuta della cornice, cioè di quel bordo interno che serve a contenere il quadro e che andrà a coprire una minima parte della superficie esterna di esso.

Se avete già la cornice, misurate quindi la profondità della battuta, altrimenti, prima di iniziare il lavoro, andate dal corniciaio, scegliete la cornice che fa per voi e chiedete di quanto dovrete stare abbondanti.

Es: se la lunghezza del ricamo misura cm. 30 e la battuta 0,5 dovrete fare: 0,5 + 30 + 0,5 = 31 cm. Stesso procedimento per l'altezza.

2) Servendosi di matita squadra e armamentario vario, si riportano tali misure sul cartone e lo si taglia col taglierino. La corniciaia mi aveva fornito il loro cartone, ma lo si può trovare in qualunque negozio di cartotecnica.

3) Una volta tagliato, si attacca lo scotch biadesivo sottile su tutto il perimetro del cartone lasciandolo sbordare della metà, come vedete in foto.

 


 

4) Sopra la sagoma di cartone si appoggia quindi il ricamo tendendolo leggermente. E' questa un'operazione molto delicata quindi se è possibile consiglio di farsi aiutare da qualcuno per riuscire a inquadrare esattamente la stoffa dai quattro lati.

Una volta fatto questo, si fa aderire meglio la tela premendola leggermente sul biadesivo.

6) Si gira poi il cartone e si rimbocca la tela eccedente sul retro. Infine la si blocca con dello scotch di carta lungo i quattro lati. Non abbiamo fatto proprio un gran lavoro raffinato e lo si nota, ma lo scotch il suo dovere l'ha fatto e bisogna pensare che il retro verrà poi coperto da un foglio o cartoncino.

 


 Ecco com'è venuto il lavoro visto dal davanti.


 

A questo punto, se avete già in casa la cornice adatta, basterà inserirvi il pannello che avete realizzato. Io invece, come vi avevo anticipato, ho portato i miei ricami così preparati dal corniciaio. 

Ho scelto le cornici in base al colore predominante del ricamo, che è poi quello delle scritte che corrono attorno alle casette e questo è il risultato. 

 


 Uno dei miei due preferiti visto da vicino...

 

Certo, essendo di misure diverse tra loro, I quadri non risultano simmetrici sulla parete, ma mi piacciono lo stesso, è bello vederli finalmente appesi in cucina!

Foto di giorno...(emh, le stuccature sul muro vanno riprese, i riflessi fastidiosi del vetro invece mi sa che devo sopportarli)

 


 

E foto di notte...illuminati dalla lampada.

 

le mie casette ricamate appese in cucina

   

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Care lettrici e lettori, vi informo che tra qualche giorno il mio blog si prenderà un po' di pausa...no, non andrò in Via delle arance, la via delle casette ricamate, ma un altro gruppo di casette, contornate da boschi e monti mi, anzi ci, aspetta. 

A presto!

 


giovedì 1 febbraio 2024

il troppo stroppia?

Il troppo stroppia? Voi come la pensate a questo proposito? Me lo sto giusto domandando in questo periodo di trasformazione in cui, arredando di mano in mano la casa, sta venendo allo scoperto la mia tendenza a sovraccaricare. Ho visto che oggigiorno si punta molto a valorizzare mobili e oggetti sistemandoli in modo artistico e solitario, quasi fossero esposti in un museo e a volte vorrei ispirarmi pure io a quello stile minimalista, perché inoltre sappiamo tutti che poche cose da spolverare sono di gran lunga preferibili!

Già...in fondo mi piaceva il mio mobiletto verde sovrastato solo dalla grande stampa geografica e con le mie scomposizioni composte laggiù sullo sfondo (ricordate il post con il muro ancora vuoto?), era un angolo di spaziosa semplicità. Eppure non potevo assolutamente rinunciare ad appendere da qualche parte del salotto i miei due quadretti con gli insetti che mi piacciono troppo e se non era quella la parete giusta, allora dove?

 


E poi, una ciliegia o meglio un quadro tira l'altro...Tra quelli che mia mamma aveva appeso in mansarda e che avevo messo via provvisoriamente, ho trovato anche le tre stampe di fiori che vedete in foto sulla sinistra: ecco, questo mi pareva il posto adatto per dei quadri così carini. Stampe antiche e cornici in legno scuro fanno da filo conduttore, ho pensato.

 


Parentesi: A dire il vero, io che sotto sotto miro alla precisione, non posso dirmi soddisfatta al cento per cento di come li abbiamo disposti...eh, mica è facile! Oltre a prendere le misure possibilmente esatte, bisogna immaginarsi, prima, il risultato e poi, una volta deciso, tenere le dita incrociate augurandosi di non martellare proprio nel punto in cui il muro offre una tale resistenza che il chiodo non ne vuole sapere di infilarsi! Cosa che di frequente purtroppo si verifica... indispensabile allora spostarsi di un centimetro o due sapendo che l'insieme risulterà più disordinato.

Difficoltà a parte, anzi direi incorporate, successivamente ho pensato di aggiungervi pure due acquerelli con soggetti molto delicati che erano stati dipinti da una persona che non c'è più da anni, la stessa che mi ha regalato la grande stampa antica. E nell'angolino a destra la mia ghirlandina biedermeier (ancora da riparare) secondo me non sarebbe stata affatto stonata...e infatti l'ho messa.

 


E già a questo punto, se non molto prima, avrei potuto fermarmi, ma in alto la parete mi sembrava un pochino vuota, così...dai, che lassù ci appendiamo anche i miei due libri piegati! (tecnica book folding  di cui ho parlato qui e qui) Realizzati in questi giorni appositamente, i folded books appesi presentano un procedimento facile e abbastanza veloce. Se vi interessa qui il link del primo a sinistra che è quello più complesso, ma di poco.

 


Mmhh, così sporgenti non mi convincono del tutto, ma per adesso lasciamoli lì che mi ci devo abituare, poi si vedrà. Sì, mi piace appendere delle cose e tenerle lì a decantare, vedere l'effetto che ci faranno in seguito, per poi eventualmente spostarle da un'altra parte o al limite toglierle. Come avrete capito la mia casa è ancora in divenire anche se il capitolo "trasloco" dovrei considerarlo chiuso nonostante le tante cose ancora da sistemare.

 


Lo so, lo so, appendi appendi temo di aver appesantito fin troppo quella paretina, avete ragione ;-D Terrò presente, proprio come estrema possibilità, quella di poter guastare tutto e stuccare i numerosi buchi. Ma so anche che potrei al contrario riempirla tutta tutta fino al soffitto...già, perché no? Potrebbe essere una (malsana) idea che considererò. Mi servono solo altri quadri adatti.

 

 

Per adesso meglio accantonare la cosa per concentrarmi invece sulla sua dirimpettaia. Quando anche lei sarà ben rimpinzata (perchè lo sarà senza dubbio!) potrò allora rimirare la veduta d'insieme del salotto e valutare se l'effetto sarà piacevole o... disastroso 😱

Direi che è veramente questione di equilibri arredare con gusto una casa (chi mi ha detto che di gusto ero dotata si sarà ricreduto? Penso di sì.) fatto sta che mi piacerebbe circondarmi di molte cose, non dico proprio di tutte quelle che avevo nell'appartamento precedente che non saprei dove metterle, ma almeno di una buona parte di oggetti e quadri a cui sono affezionata, come se ci fosse un filo di continuità tra le due case anche se so bene che è impossibile ricreare qui l'atmosfera accogliente che caratterizzava il mio precedente nido.

Ogni abitazione ha le proprie caratteristiche, la sua personalità e sarebbe insensato non assecondarle per inseguire l'idea di casa in cui si è vissuto prima (anche se spargo sempre in giro tracce delle case precedenti, sono bei ricordi).

Sarebbe illogico anche attaccarsi a un'idea di totale fantasia, ma potrebbe essere proprio quella l'ispirazione che ci guida nell'arredare, non credete?  Ispirazione che per me, pur se nata e cresciuta in città, sarebbe da sempre quella di una romantica baita. Beh, purtroppo qui manca praticamente tutto della baita, soprattutto la montagna, scendiamo dalle nuvole!

Però però...e se mi inventassi un bell'angolino tirolese trasformando in scaffalino la mia vecchia slitta in legno che ho nel garage su in montagna?!? Vedi idee tipo questa su Pinterest.

 

foto dal web

 

Un carissimo saluto dalla vostra Ninfa massimalista, che non è chi spara massime, ma chi segue il filone d'arredamento opposto al minimalismo. Sapevate della sua esistenza? Io l'ho scoperto solo ora, se vi va potete leggere qui , e mi ci sono ritrovata abbastanza. Mi ha colpito una frase in cui si sostiene che in una casa massimalista c'è sempre posto per aggiungere mobili (beh, insomma...) o appendere qualcosa alle pareti...il troppo pieno insomma non esiste! 

Però, aggiungo io, quanto è difficile rendere quel "troppo pieno" armonioso e non solo caotico!

E voi siete più minimalisti o massimalisti?