lunedì 26 febbraio 2024

Liquidambar

È vero, siamo già verso fine febbraio e questo post giaceva nelle bozze dai primi del mese, ma dato che mi va di pubblicarlo lo stesso, facciamo finta che...

 

Febbraio è da poco iniziato, quindi come al solito ho girato la pagina del mese passato e vi ho trovato questa nuova immagine, bella come lo sono sempre le illustrazioni di Alfonso Goi e come lo erano quelli dei disegnatori precedenti.

 

 

calendario dell'Erbolario

Sono molti anni che non posso più fare a meno di questi calendari che mi regalano in erboristeria: ogni pagina, per me che amo tanto la natura, è una gioia per gli occhi. E c'è sempre tanto da imparare.

 



In questo disegno mi hanno colpito particolarmente questi: i frutti del Liquidambar.  

 


 

Il liquidambar...bel nome, vero? Un albero, con foglie simili a quelle dell'acero, con un nome evocativo che significa "ambra liquida" per via della resina aromatica che sgorga dal tronco se lo si incide.


Ricordate quand'è stata la prima volta in cui la vostra attenzione è stata attirata da queste strane palline irte di punte? O non le avete mai viste?

 

 


 

Maurizio schiarisce la sua e la mia memoria raccontando che  è successo quando eravamo, più di dieci, quindici anni fa, dalle parti di Imola per un corso di balli popolari. Tornando alla macchina, parcheggiata in un viale alberato, avevamo notato per terra quelle strane "pigne". 

 

 

frutto del Liquidambar

 

Così particolari che io, amante del Biedermeier (se siete su Pinterest, potete cliccare qui per farvi un'idea di questa tecnica), allora anche più di adesso, ne ho raccolta una e osservandola con curiosità, ho pensato che poteva essere un originale elemento naturale da utilizzare per una creazione, magari come fulcro di un bel mazzolino.

Le mie "palline" però stanno da anni dentro a questa scatola assieme a delle pigne: credo si tratti ancora di quelle poche raccolte nel lontano weekend di danze.

 

 
Nutro però la speranza di potermene un giorno servire per creare qualcosa di carino. Anche una bella ghirlanda fatta solamente di questi frutti legnosi non sarebbe male...devo solo rimpinguare la mia scorta!

venerdì 9 febbraio 2024

come incorniciare i ricami a punto croce

Una volta avevo una corniciaia che non era solo una corniciaia, dato che vendeva poster, puzzle, locandine e altro. Della corniciaia, che lavorava in coppia col marito, sono rimaste solo queste insegne...io mi illudo che un giorno, come per magia, quell'insegna venga rinfrescata e il negozio riprenda vita, ma non credo proprio sarà così. 

 


Una sera, non tanto tempo fa quindi ormai diversi anni dopo che avevano chiuso, incontrandola per caso in un locale le ho detto d'impulso il mio dispiacere che avessero smesso l'attività, ma la cosa naturalmente è finita lì, non eravamo abbastanza in confidenza per ampliare il discorso.

Quante cose, a cavallo tra gli anni ottanta e duemila, ho fatto incorniciare da loro! Cose che individuo a colpo d'occhio e, se mai avessi qualche dubbio, me lo conferma il nome stampigliato sul retro: piccoli particolari preziosi. 

Lei e il marito erano bravi, ci mettevano cura e passione. Sapevano consigliarti bene e realizzavano il lavoro in modo da valorizzare l'oggetto, avevano inoltre una buona scelta di cornici e pure questo non è cosa scontata. 

Dopo di loro non ho più trovato un corniciaio che mi piacesse in quel modo, così ho vagato da uno all'altro non troppo convinta. 

Ciò che mi è risultato più difficile trovare è stato soprattutto qualcuno che sapesse incorniciare bene i miei ricami.

Per quelli su canovaccio la cosa è, relativamente, più semplice perché basta fare una robusta cornice a cui fissare con chiodini o altro il ricamo, per poi scegliere la cornice col giusto spessore. Tutto sta comunque nel tirare il canovaccio in modo che risulti dritto e teso. Come sa chi ha provato il mezzo punto, tutti i pannelli ricamati pendono da una parte (forse non succede se lavorati su telaio, ma non posso saperlo perché non lo uso) quindi prima di farli incorniciare, è bene metterli in forma. Spero ne conosciate la tecnica, nel caso vi interessi un giorno ve la spiego.

Per i ricami a punto croce le cose si fanno da un certo punto di vista,  leggermente più complicate...ma premetto che sono piuttosto pignola, dev'essere per questo motivo che le casette, ricamate nel lontano 2005/ 2006 erano ancora lì da incorniciare!

Ora che venendo ad abitare qui, ho dovuto ripensare totalmente a come e cosa appendere alle pareti, riandando a pescare quadri e arazzi dimenticati, mi era venuta voglia di mettere finalmente la cornice a quella serie di casette ricamate, una mia creazione dal disegno dello schema fino alla sua realizzazione, di cui avevo parlato in questo post.

Informandomi presso un negozio, ho capito però che i miei ricami, dato che li avevo ben stirati e apprettati, sarebbero stati semplicemente posati sul cartone per poi incorniciarli. 

Io, che in passato ero stata abituata con Clò che invece li tendeva bene, ho arricciato il naso... e ho proposto di prendermi la briga personalmente della prima fase del lavoro cioè di tirarli come volevo io sul cartone per poi portarli da loro a terminare il tutto.

E così ho fatto. Cercando di essere chiara nella spiegazione, vi dico come abbiamo proceduto io e Maurizio in questa fase, augurandomi sia utile a qualcun'altra/o pignola almeno quanto me!


come incorniciare i ricami a punto croce

 

In un mio manuale, Il libro dei lavori femminili di Rakam, avevo trovato questa spiegazione che condivido con voi, in cui viene illustrato il modo in cui si deve tendere il ricamo su una tavoletta di legno usando ago e filo.

 


 

Questo sarebbe stato probabilmente il metodo migliore, ma ho preferito sperimentarne uno mio, che tenesse comunque conto di non rovinare il ricamo, caso mai si volesse un giorno cambiare cornice. Un metodo più semplice e veloce, finora solo pensato, che ricalcasse grosso modo quello adottato dall'ex corniciaia e che mi aveva accennato, a grandissime linee, una vita fa. Chissà poi com'era realmente...

 

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Occorrente: cartone bianco spesso circa 3 millimetri , riga squadra e matita, un taglierino, scotch biadesivo sottile, scotch di carta e logicamente il ricamo da incorniciare 

 

 Premessa: naturalmente i ricami in partenza non devono avere nessuna piega ed essere un po' sostenuti, quindi dopo averli spruzzati molto leggermente con acqua e amido, si stirano a rovescio o da dritto senza schiacciarli e proteggendoli con un panno.  Se serve, si possono utilizzare anche degli spilli per tenerli tesi sull'asse mentre si stirano.

1) Si prendono ora le misure, lunghezza e altezza, della parte occupata dal ricamo o precisamente di ciò che vogliamo mettere in mostra (potrebbe essere compresa anche una parte di bordo non ricamato tutt'attorno). 

A queste misure, dovremo aggiungere quello della battuta della cornice, cioè di quel bordo interno che serve a contenere il quadro e che andrà a coprire una minima parte della superficie esterna di esso.

Se avete già la cornice, misurate quindi la profondità della battuta, altrimenti, prima di iniziare il lavoro, andate dal corniciaio, scegliete la cornice che fa per voi e chiedete di quanto dovrete stare abbondanti.

Es: se la lunghezza del ricamo misura cm. 30 e la battuta 0,5 dovrete fare: 0,5 + 30 + 0,5 = 31 cm. Stesso procedimento per l'altezza.

2) Servendosi di matita squadra e armamentario vario, si riportano tali misure sul cartone e lo si taglia col taglierino. La corniciaia mi aveva fornito il loro cartone, ma lo si può trovare in qualunque negozio di cartotecnica.

3) Una volta tagliato, si attacca lo scotch biadesivo sottile su tutto il perimetro del cartone lasciandolo sbordare della metà, come vedete in foto.

 


 

4) Sopra la sagoma di cartone si appoggia quindi il ricamo tendendolo leggermente. E' questa un'operazione molto delicata quindi se è possibile consiglio di farsi aiutare da qualcuno per riuscire a inquadrare esattamente la stoffa dai quattro lati.

Una volta fatto questo, si fa aderire meglio la tela premendola leggermente sul biadesivo.

6) Si gira poi il cartone e si rimbocca la tela eccedente sul retro. Infine la si blocca con dello scotch di carta lungo i quattro lati. Non abbiamo fatto proprio un gran lavoro raffinato e lo si nota, ma lo scotch il suo dovere l'ha fatto e bisogna pensare che il retro verrà poi coperto da un foglio o cartoncino.

 


 Ecco com'è venuto il lavoro visto dal davanti.


 

A questo punto, se avete già in casa la cornice adatta, basterà inserirvi il pannello che avete realizzato. Io invece, come vi avevo anticipato, ho portato i miei ricami così preparati dal corniciaio. 

Ho scelto le cornici in base al colore predominante del ricamo, che è poi quello delle scritte che corrono attorno alle casette e questo è il risultato. 

 


 Uno dei miei due preferiti visto da vicino...

 

Certo, essendo di misure diverse tra loro, I quadri non risultano simmetrici sulla parete, ma mi piacciono lo stesso, è bello vederli finalmente appesi in cucina!

Foto di giorno...(emh, le stuccature sul muro vanno riprese, i riflessi fastidiosi del vetro invece mi sa che devo sopportarli)

 


 

E foto di notte...illuminati dalla lampada.

 

le mie casette ricamate appese in cucina

   

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Care lettrici e lettori, vi informo che tra qualche giorno il mio blog si prenderà un po' di pausa...no, non andrò in Via delle arance, la via delle casette ricamate, ma un altro gruppo di casette, contornate da boschi e monti mi, anzi ci, aspetta. 

A presto!

 


giovedì 1 febbraio 2024

il troppo stroppia?

Il troppo stroppia? Voi come la pensate a questo proposito? Me lo sto giusto domandando in questo periodo di trasformazione in cui, arredando di mano in mano la casa, sta venendo allo scoperto la mia tendenza a sovraccaricare. Ho visto che oggigiorno si punta molto a valorizzare mobili e oggetti sistemandoli in modo artistico e solitario, quasi fossero esposti in un museo e a volte vorrei ispirarmi pure io a quello stile minimalista, perché inoltre sappiamo tutti che poche cose da spolverare sono di gran lunga preferibili!

Già...in fondo mi piaceva il mio mobiletto verde sovrastato solo dalla grande stampa geografica e con le mie scomposizioni composte laggiù sullo sfondo (ricordate il post con il muro ancora vuoto?), era un angolo di spaziosa semplicità. Eppure non potevo assolutamente rinunciare ad appendere da qualche parte del salotto i miei due quadretti con gli insetti che mi piacciono troppo e se non era quella la parete giusta, allora dove?

 


E poi, una ciliegia o meglio un quadro tira l'altro...Tra quelli che mia mamma aveva appeso in mansarda e che avevo messo via provvisoriamente, ho trovato anche le tre stampe di fiori che vedete in foto sulla sinistra: ecco, questo mi pareva il posto adatto per dei quadri così carini. Stampe antiche e cornici in legno scuro fanno da filo conduttore, ho pensato.

 


Parentesi: A dire il vero, io che sotto sotto miro alla precisione, non posso dirmi soddisfatta al cento per cento di come li abbiamo disposti...eh, mica è facile! Oltre a prendere le misure possibilmente esatte, bisogna immaginarsi, prima, il risultato e poi, una volta deciso, tenere le dita incrociate augurandosi di non martellare proprio nel punto in cui il muro offre una tale resistenza che il chiodo non ne vuole sapere di infilarsi! Cosa che di frequente purtroppo si verifica... indispensabile allora spostarsi di un centimetro o due sapendo che l'insieme risulterà più disordinato.

Difficoltà a parte, anzi direi incorporate, successivamente ho pensato di aggiungervi pure due acquerelli con soggetti molto delicati che erano stati dipinti da una persona che non c'è più da anni, la stessa che mi ha regalato la grande stampa antica. E nell'angolino a destra la mia ghirlandina biedermeier (ancora da riparare) secondo me non sarebbe stata affatto stonata...e infatti l'ho messa.

 


E già a questo punto, se non molto prima, avrei potuto fermarmi, ma in alto la parete mi sembrava un pochino vuota, così...dai, che lassù ci appendiamo anche i miei due libri piegati! (tecnica book folding  di cui ho parlato qui e qui) Realizzati in questi giorni appositamente, i folded books appesi presentano un procedimento facile e abbastanza veloce. Se vi interessa qui il link del primo a sinistra che è quello più complesso, ma di poco.

 


Mmhh, così sporgenti non mi convincono del tutto, ma per adesso lasciamoli lì che mi ci devo abituare, poi si vedrà. Sì, mi piace appendere delle cose e tenerle lì a decantare, vedere l'effetto che ci faranno in seguito, per poi eventualmente spostarle da un'altra parte o al limite toglierle. Come avrete capito la mia casa è ancora in divenire anche se il capitolo "trasloco" dovrei considerarlo chiuso nonostante le tante cose ancora da sistemare.

 


Lo so, lo so, appendi appendi temo di aver appesantito fin troppo quella paretina, avete ragione ;-D Terrò presente, proprio come estrema possibilità, quella di poter guastare tutto e stuccare i numerosi buchi. Ma so anche che potrei al contrario riempirla tutta tutta fino al soffitto...già, perché no? Potrebbe essere una (malsana) idea che considererò. Mi servono solo altri quadri adatti.

 

 

Per adesso meglio accantonare la cosa per concentrarmi invece sulla sua dirimpettaia. Quando anche lei sarà ben rimpinzata (perchè lo sarà senza dubbio!) potrò allora rimirare la veduta d'insieme del salotto e valutare se l'effetto sarà piacevole o... disastroso 😱

Direi che è veramente questione di equilibri arredare con gusto una casa (chi mi ha detto che di gusto ero dotata si sarà ricreduto? Penso di sì.) fatto sta che mi piacerebbe circondarmi di molte cose, non dico proprio di tutte quelle che avevo nell'appartamento precedente che non saprei dove metterle, ma almeno di una buona parte di oggetti e quadri a cui sono affezionata, come se ci fosse un filo di continuità tra le due case anche se so bene che è impossibile ricreare qui l'atmosfera accogliente che caratterizzava il mio precedente nido.

Ogni abitazione ha le proprie caratteristiche, la sua personalità e sarebbe insensato non assecondarle per inseguire l'idea di casa in cui si è vissuto prima (anche se spargo sempre in giro tracce delle case precedenti, sono bei ricordi).

Sarebbe illogico anche attaccarsi a un'idea di totale fantasia, ma potrebbe essere proprio quella l'ispirazione che ci guida nell'arredare, non credete?  Ispirazione che per me, pur se nata e cresciuta in città, sarebbe da sempre quella di una romantica baita. Beh, purtroppo qui manca praticamente tutto della baita, soprattutto la montagna, scendiamo dalle nuvole!

Però però...e se mi inventassi un bell'angolino tirolese trasformando in scaffalino la mia vecchia slitta in legno che ho nel garage su in montagna?!? Vedi idee tipo questa su Pinterest.

 

foto dal web

 

Un carissimo saluto dalla vostra Ninfa massimalista, che non è chi spara massime, ma chi segue il filone d'arredamento opposto al minimalismo. Sapevate della sua esistenza? Io l'ho scoperto solo ora, se vi va potete leggere qui , e mi ci sono ritrovata abbastanza. Mi ha colpito una frase in cui si sostiene che in una casa massimalista c'è sempre posto per aggiungere mobili (beh, insomma...) o appendere qualcosa alle pareti...il troppo pieno insomma non esiste! 

Però, aggiungo io, quanto è difficile rendere quel "troppo pieno" armonioso e non solo caotico!

E voi siete più minimalisti o massimalisti?